AntefattiIl mercato fu reso più frizzante dalla possibilità di ingaggiare un secondo calciatore straniero, evento che peraltro costrinse le società a muoversi già nei primi mesi del 1982; protagonista fu la Juventus, che scelse Platini e Boniek, dirottando Brady alla ritrovata Sampdoria. Gli ambiziosi liguri si rinforzarono acquistando anche i giovani Mancini e Vierchowod: quest'ultimo fu girato in prestito alla Roma. I giallorossi si limitarono a pochi acquisti (Prohaska, Maldera), mentre la Fiorentina, desiderosa di riscatto, completò la rosa con Sala, Pin e Passarella. L'Inter del neo-allenatore Marchesi concentrò i suoi sforzi su Collovati, Juary e Müller.
Movimenti di rilievo anche in provincia; l'Udinese, in particolare, blindò la difesa con il difensore brasiliano Edinho e compose l'inedita coppia d'attacco Virdis-Pulici; il neopromosso Verona si assicurò Dirceu e vari giocatori di categoria (Spinosi e Fanna tra gli altri).
CampionatoIl campionato iniziò il 12 settembre 1982. Le favorite presto annasparono: l'attacco della Fiorentina, già fuori dall'Europa e dalla Coppa Italia, si bloccò, e il mercato di riparazione si arenò a causa di una lunga ed infruttuosa trattativa per portare Giordano a Firenze; la Juventus pagò l'insufficiente rendimento in trasferta ed i nuovi acquisti dell'Inter delusero le attese. Ad approfittane fu la Roma, assieme alle tre vivaci neopromosse; la Sampdoria, prima dopo tre partite, andò declinando, così come il Pisa. A resistere fu il quadrato Verona, che inanellò una lunga serie di risultati utili consecutivi e, il 7 novembre, agganciò i giallorossi al primo posto. Il pareggio interno con il Cagliari della settimana seguente bloccò i veneti, che riuscirono comunque ad incalzare una Roma in velleità di fuga per tutto il mese di dicembre, concludendo infine il girone d'andata al secondo posto: il 9 gennaio un solo punto divideva la capolista dai sorprendenti gialloblù, particolarmente abili nel contropiede.
Quattro tra i protagonisti del secondo titolo della Roma: l'allenatore Liedholm, Conti, il presidente Viola e Falcão.
Con l'inizio del girone di ritorno gli scaligeri incapparono in quattro pareggi consecutivi (da segnalare la 19ª giornata, quando sette partite su otto terminarono con la divisione della posta); la pesante sconfitta patita ad Avellino il 20 febbraio pose fine alla corsa scudetto del Verona, destinato comunque ad uno storica qualificazione alle coppe europee. La Roma, che aveva aumentato il divario grazie al cinico gioco di Liedholm, poté affrontare con una certa sicurezza il recupero di Juventus ed Inter; neppure il rovescio patito all'Olimpico il 6 marzo contro i bianconeri compromise il sicuro e regolare cammino dei giallorossi. Il 27 marzo la Juventus perse il derby su rimonta e il 3-3 contro l'Inter del 1º maggio non fu omologato dalla giustizia sportiva, che diede partita vinta agli ospiti poiché Marini fu colpito da una pietra nei pressi del Comunale. Proprio i nerazzurri furono protagonisti di un caso spinoso che alimentò polemiche nel finale di campionato, coi sospetti di combine per Genoa-Inter; nessun provvedimento fu poi deciso al riguardo.
La Roma poté vincere matematicamente il suo secondo scudetto l'8 maggio, grazie al decisivo punto strappato al Genoa; a quarantuno anni dal primo titolo, i giallorossi s'imposero nel campionato successivo ai Mondiali di Spagna 1982. Protagonisti del successo furono il presidente Dino Viola, che aveva preso le redini della società dopo la fallimentare stagione 1978-1979, l'allenatore Liedholm, al suo secondo successo personale, ed un gruppo di giocatori fondamentali come il campione del Mondo Conti, il goleador Pruzzo e, soprattutto, il brasiliano Paulo Roberto Falcão, tanto amato dai tifosi da meritarsi l'appellattivo di "ottavo Re di Roma". D'altra parte Michel Platini, alla prima apparizione in Serie A, ottenne il titolo di capocannoniere con 16 reti all'attivo.
Nel corso del campionato si ritrovò sorprendentemente a lottare per la salvezza il Napoli, ultimo al giro di boa; provvidenziale, per la sorte dei partenopei fu il ritorno, sulla panchina azzurra, di Pesaola. Staccato sul fondo il Catanzaro, drasticamente calato alla distanza, il Napoli approfittò dei pessimi gironi di ritorno di Cesena e Cagliari per portarsi in salvo. A decretare la caduta dei sardi fu la sconfitta nello scontro diretto contro l'Ascoli dell'ultima giornata: per la prima ed unica volta nella storia dei campionati a sedici squadre non furono sufficienti 26 punti per evitare la Serie B.
Classifica Finale:Fonte: Wikipedia.orgEdited by CampoTestaccio - 27/11/2012, 22:54